ilgeniodelledonne
il magazine di
voceDonna
numeri
1-2-3-4-5-6-7-8-9-10-11-12-13-14-15-16-17-18-19-20-21-22-23-24-25-26-27-28-29-30-31-32-33-34-35-36-37-38-39-40-41-42
v o c e D o n n a
Castrocaro
Terme e Terra del Sole (FC)
vocedonna1@gmail.com
-----------------------------------------------------------------------------------
membro del Tavolo Permanente delle Associazioni
contro la Violenza alle Donne (Forlì)
membro della Consulta Laica Forlivese
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Se
ci sarà un futuro sarà solo in base a quello che le
donne sapranno fare.
(Rita Levi Montalcini, socia onoraria di voceDonna)
-------------------------------------------------------
ilgeniodelledonne42
in
redazione: Carla Grementieri
8
marzo
2017:
la giornata internazionale della donna
8 Marzo'03 - 8
Marzo'17: voceDonna spegne 14 candeline!
8 marzo: per favore non
chiamatela
'festa
della donna'!
8 marzo:
GIORNATA
INTERNAZIONALE DELLA DONNA, una giornata di
mobilitazione e riflessione per ricordare le conquiste
politiche, sociali ed economiche delle donne e
riflettere su discriminazioni e violenze che le donne
subiscono ancora oggi, ogni giorno in tutte le parti
del mondo, Italia compresa.
#lottomarzo
#nonunadimeno #siamomarea #femminismo #iosonomia
Perché 8 marzo?
Questa data si
lega strettamente alla storia del movimento per i
diritti femminili, ma anche alle lotte operaie. Ce lo
dimostrano le varie ipotesi sulla genesi della
celebrazione. La questione è alquanto controversa e
sembra proprio che la versione che tutti conosciamo,
quella legata all'incendio divampato in un opificio
di Chicago nel 1908, sia più una leggenda che una
verità, anche perché appare strano che i giornali
americani dell’epoca non abbiano riportano alcuna
notizia sul luttuoso episodio. Versione 1
(la più diffusa):
129 operaie tessili di un opificio, occupato
nel corso di uno sciopero, morirono bruciate vive nel
1908 a
Chicago.
Versione 2: altre fonti risalgono al 1857 quando a
New York centinaia di operaie tessili sarebbero scese
in sciopero contro i bassi salari, il lungo orario di
lavoro, il lavoro minorile e le inumani condizioni di
lavoro. La polizia avrebbe duramente represso lo
sciopero. Versione 3: uno sciopero del 1908
cui, sempre a New York, parteciparono molte migliaia
(alcuni parlano di 30.000) di lavoratrici tessili.
Versione 4: il 3 maggio 1908 al Garrick Theater di
Chicago doveva tenersi la solita conferenza domenicale
delle donne socialiste. Quel giorno il conferenziere
non si presentò. Senza perdersi d'animo, le donne
organizzarono la prima Giornata della donna che
ottenne una tale risonanza da far decidere di
riservare l'ultima domenica di febbraio del 1909 per
una manifestazione del diritto al voto femminile. E
quella domenica del 1909 divenne il
Giorno della Donna.
Nel 1910 le socialiste americane proposero a
Copenhagen, per la Seconda
conferenza
internazionale dei partiti socialisti, l'istituzione
di questa famosa giornata da fissare nell'ultima
domenica di febbraio. In quella sede fu proposto il
diritto universale al voto e il riconoscimento
dell’indennità di gestazione anche per le donne non
sposate. Fu la delegata tedesca del partito
socialdemocratico Clara Zetkin a
proporre una data per una giornata internazionale
della donna. Versione 5: l'8 marzo fu una
scelta dovuta a un piccolo fatto accaduto in Russia.
Il 23 febbraio del 1917, a
S. Pietroburgo, sempre in
occasione della Giornata della donna, per le strade
sfilarono operaie e mogli di operai, chiedendo pane
per i figli e il ritorno degli uomini dal fronte. Il
14 giugno 1921, le donne comuniste riunite a Mosca per
la Seconda conferenza
internazionale, decisero di scegliere l'8 marzo come
giornata internazionale dell'operaia, in ricordo delle
donne che sfilarono nel 1917 contro la tirannia
zarista. In Italia: oltre al tentativo del 1°
maggio 1913, ce ne fu un altro il 12 marzo del 1922,
ma la cosa finì lì perché il ventennio fascista stava
per cominciare. Dal 1945 la ricorrenza è entrata nel
calendario e nella tradizione grazie all'iniziativa
dell'UDI (Unione Donne d'Italia), che l'8 marzo si
radunarono al liceo Visconti di Roma insieme alle
cattoliche del Centro italiano femminile (CIF), alle
vedove, alle partigiane e alle sindacaliste. Tutte
insieme le donne approvarono una Carta della
Donna nella quale si chiedeva la parità con
l'uomo. Dal 1946, la ricorrenza è stata onorata tutti
gli anni, in tutta Italia e nel mondo che riconosce (o
dice di riconoscere), i diritti delle donne.
Nel 1997 l’UNESCO ha proclamato l’8 MARZO GIORNATA
INTERNAZIONALE DELLA DONNA.
Mimosa:
fiore sovversivo, simbolo di resurrezione e di
vittoria.
In una riunione preparatoria alla
prima giornata della donna del dopoguerra,
qualcuno pensò di mettere all'occhiello un fiore che
caratterizzasse proprio quella giornata. La mimosa fu
scelta (sembra) da Teresa Mattei, una
partigiana proto-femminista che di lì ad un anno
sarebbe diventata la più giovane (25 anni) delle 21
donne entrate nell'Assemblea Costituente. Teresa ha
ricordato così quel momento: 'Luigi Longo, che era
sottosegretario del partito e che si occupava delle
donne, mi disse: -Facciamo come in Francia dove l'8
marzo offrono mughetti e violette alle compagne-.
Pensando che in certi posti in Italia di mughetti e
violette non se ne trovavano proprio, proposi la
mimosa, fiore povero reperibile dappertutto. Anche se
le socialiste storsero il naso, perché avrebbero
preferito l'orchidea. Per anni la mimosa è stata
considerata un fiore sovversivo e chi la diffondeva
era passibile d’arresto'.
Parità e
differenze di genere, tassazione e violenza sulle
donne: stereotipi e realtà
Anche lo stereotipo
che le donne passano davanti allo specchio più tempo
degli uomini si è frantumato, le cifre infatti sono
sempre più significative: le italiane lavorano di più,
sono pagate meno e il peso degli impegni familiari è
soprattutto sulle loro spalle; soltanto nelle ore
dedicate alla cura personale il divario è colmato. Due
studi elaborati dal Censis e dall'Ocse confermano che
il nostro Paese resta il fanalino di coda in Europa
nel superare le differenze di genere.
Differenza, ad esempio, tra le retribuzioni di uomini
e donne: le donne nel settore privato percepiscono
salari inferiori del 19,6% a parità di mansioni
mentre le occupate nel settore pubblico guadagnano
il 3,7% in meno dei colleghi uomini. Complice
anche e non solo la crisi economica, nel 2016 l'Italia
è al penultimo posto in Europa per occupazione
femminile (tra i 15 e i 64 anni) con il 48,2%; ultima
è la Grecia mentre prima è la Svezia con il 74,9% .
Dal 2008 si è allargato, purtroppo, anche il divario
di occupazione femminile italiano tra Nord e Sud: il
57,8% delle donne ha un lavoro a Nord che scende al
54,9% al Centro e precipita ad un 32,3% al Sud. Il
divario geografico è netto anche secondo i livelli
d'istruzione delle donne: al Nord, con un diploma di
terza media, si ha un'occupazione del 44,1%, al Centro
del 37,5% mentre a Sud siamo solo al 20,8%. Se il
livello d'istruzione aumenta il divario tra Nord e Sud
diminuise: le laureate che lavorano al Nord sono il
75%, al Centro il 77% e al Sud il 71.2%. C'è da
rilevare che in Italia, dal 1991, il numero di donne
laureate è sempre stato maggiore rispetto agli uomini,
con un picco del 58,9% nel 2011. In controtendenza, la
crisi si scarica più a Nord per le giovani donne (dai
25 ai 34 anni) che hanno visto diminuire la loro
occupazione di un 10% mentre al Sud la diminuzione è
stata del 3%. Nel Mezzogiorno ci sono le lavoratrici
più precarie e a basso reddito. Le donne del Sud
continuano ad essere sempre più disoccupate e più
scoraggiate per la difficoltà di competere con gli
uomini nella ricerca del lavoro; in buona parte hanno
rinunciato anche solo a sognarlo.
I ruoli di
coppia in positivo al Centro Nord
Nelle coppie tra 25 e
44 anni in cui ambedue i partner lavorano e hanno
figli, si è abbassato l'indice di asimmetria e gli
uomini sembrano collaborare di più in famiglia ma la
trasformazione è concentrata sopratutto nel Centro
Nord, mentre la situazione del Sud è rimasta stabile
rispetto a 6 anni fa.
Esser donna
costa più caro!
Oltre a guadagnare di
meno, le donne sono anche penalizzate negli acquisti
rispetto agli uomini. Alcuni esempi significativi:
shampoo e conditioner per capelli mirati ad una
clientela femminile costano il 48% in più rispetto ai
prodotti dedicati agli uomini. I jeans per donna
costano il 10% in più rispetto a quelli maschili; le
biciclette da donna il 6% in più; un taglio di capelli
per donne costa in media 2 o 3 volte in più rispetto
al taglio per uomo. Gli assorbenti (indispensabili per
le donne) sono tassati (ingiustamente) del 22% di IVA
e quindi considerati beni di lusso invece che beni di
prima necessità! I rasoi da uomo sono invece
considerati (giustamente) beni di prima necessità con
IVA che grava solo del 4%.
Anche la pillola
anticoncezionale,
diventa una spesa notevole, considerando che nel
2016 è sparita anche l’ultima mutuabile. Adesso la
scelta è tra pillole di prima e di ultima generazione,
i cui costi variano rispettivamente tra i 3-5 euro e i
10-17 euro. Una differenza non da poco, specie
considerando che le pillole più 'pesanti' per
l’organismo sono quelle meno costose e scelte
soprattutto da donne con difficoltà economiche. L'
assicurazione auto per le donne almeno costa meno
(anzi costava meno) perché statisticamente sono
guidatrici meno a rischio. Ma la parità di genere in
questo caso chissà perchè, vale e
le polizze auto sono state equiparate (ingiustamente)
a quelle degli uomini, con un rincaro del 4%.
Qui non si dovrebbe trattare di uomini o di donne ma
della categoria che causa meno incidenti e meno spese
per le assicurazioni. Se fossero gli uomini meno a
rischio dovrebbero (giustamente) pagare meno.
Alcuni dati sulla
violenza alle donne
Secondo i dati ISTAT
2016, il 35% delle donne nel mondo ha subito una
violenza. La matrice della violenza contro le donne
può essere rintracciata ancor oggi nella
disuguaglianza dei rapporti tra uomini e donne. E
la stessa dichiarazione adottata dall'Assemblea
Generale Onu parla di violenza contro le donne come di
"uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei
quali le donne sono costrette in una posizione
subordinata rispetto agli uomini".
Femminicidi: in 10
anni (2004-2014) sono state uccise 1157 DONNE da
mariti, fidanzati, spasimanti...
[Dati Censis,
ISTAT e Centimetri- LA STAMPA]
C'è ancora
molto lavoro da fare per le pari opportunità e la
parità di genere! #lottomarzo!
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Ancora io mi
solleverò
(poesia)
Tu puoi scrivere di
me nella storia,/con le tue bugie amare e contorte./
Puoi calpestarmi nella sporcizia/
ma io, come la polvere, mi solleverò./La mia
sfacciataggine ti irrita? / Perché sei assediato dalla
malinconia?/ Perché io cammino come se avessi pozzi di
petrolio che sgorgano nel mio salotto./Proprio come le
lune e i soli,/con la certezza delle maree, /proprio
come la speranza che alta si slancia, ancora io mi
solleverò. /Volevi vedermi spezzata?/Con la testa
china e gli occhi bassi?/Le spalle cadenti come
lacrime./Indebolita dal mio pianto, che viene
dall’anima./La mia superbia ti offende?/Non prenderla
così male./Perché io rido come se avessi miniere
d’oro/scavate nel mio cortile./Puoi spararmi con le
tue parole./Puoi ferirmi con i tuoi occhi./Puoi
uccidermi con il tuo odio,/ma io, come l’aria, mi
solleverò./È la mia sensualità a disturbarti?/Ti
arriva come una sorpresa,/ il fatto ch’io danzi come
se avessi diamanti/ all’incrocio delle mie cosce?
/Fuori dalle capanne della vergogna della storia,/mi
sollevo./Su, da un passato che ha le radici nel
dolore,/mi sollevo./ Sono un oceano nero, ampio, che
balza,/zampillando e gonfiandomi, genero nella marea.
/Lasciando alle spalle notti di terrore e paura,/mi
sollevo./In un’alba che è meravigliosamente chiara,/mi
sollevo./Portando i doni che i miei antenati mi
diedero,/io sono il sogno e la speranza dello
schiavo./ Mi sollevo./Mi sollevo / Mi sollevo.
Maya Angelou (1928-2014),
poeta, scrittrice, attrice, attivista per i diritti
civili, statunitense.
'Sono
una femminista. Sono femmina da un bel po’ di tempo,
ormai.
Sarebbe stupido se
non stessi dalla mia parte.'
ilgeniodelledonne41
in
redazione: Carla Grementieri
8
marzo
2016:
la giornata internazionale della donna
8
MARZO 2003-8 MARZO 2016:
voceDonna
SPEGNE 13 CANDELINE !
8 marzo: per favore
non chiamatela “festa della donna”!
8 marzo:
GIORNATA INTERNAZIONALE
DELLA DONNA, una
giornata di mobilitazione e riflessione per ricordare le
conquiste politiche, sociali ed economiche delle donne e
riflettere sulle discriminazioni e violenze che le donne
subiscono ancora oggi, ogni giorno in tutte le parti del
mondo, Italia compresa.
Perché 8 marzo?
Questa data si
lega strettamente alla storia del movimento per i
diritti femminili, ma anche alle lotte operaie. Ce lo
dimostrano le varie ipotesi sulla genesi della
celebrazione. La questione è alquanto controversa e
sembra proprio che la versione che tutti conosciamo,
quella legata all'incendio divampato in un opificio
di Chicago nel 1908, sia più una leggenda che una
verità, anche perché appare strano che i giornali
americani dell’epoca non abbiano riportano alcuna
notizia sul luttuoso episodio. Versione 1
(la più diffusa) : 129 operaie tessili di un
opificio, occupato nel corso di uno sciopero, morirono
bruciate vive nel 1908 a
Chicago.
Versione 2: altre fonti risalgono al 1857 quando a
New York centinaia di operaie tessili sarebbero scese
in sciopero contro i bassi salari, il lungo orario di
lavoro, il lavoro minorile e le inumani condizioni di
lavoro. La polizia avrebbe duramente represso lo
sciopero. Versione 3: uno sciopero del 1908
cui, sempre a New York, parteciparono molte migliaia
(alcuni parlano di 30.000) di lavoratrici tessili.
Versione 4: il 3 maggio 1908 al Garrick Theater di
Chicago doveva tenersi la solita conferenza domenicale
delle donne socialiste. Quel giorno il conferenziere
non si presentò. Senza perdersi d'animo, le donne
organizzarono la prima Giornata della donna che
ottenne una tale risonanza da far decidere di
riservare l'ultima domenica di febbraio del 1909 per
una manifestazione del diritto al voto femminile. E
quella domenica del 1909 divenne il Giorno della
Donna. Nel 1910 le socialiste americane
proposero a Copenhagen, per la Seconda
conferenza
internazionale dei partiti socialisti, l'istituzione
di questa famosa giornata da fissare nell'ultima
domenica di febbraio. In quella sede fu proposto il
diritto universale al voto e il riconoscimento
dell’indennità di gestazione anche per le donne non
sposate. Fu la delegata tedesca del partito
socialdemocratico Clara Zetkin a proporre una data per
una giornata internazionale della donna. Versione 5:
l'8 marzo fu una scelta dovuta a un piccolo fatto
accaduto in Russia. Il 23 febbraio del 1917, a
S. Pietroburgo, sempre in occasione della Giornata
della donna per le strade sfilarono operaie e mogli di
operai, chiedendo pane per i figli e il ritorno degli
uomini dal fronte. Il 14 giugno 1921, le donne
comuniste riunite a Mosca per la Seconda
conferenza internazionale, decisero di scegliere l'8
marzo come giornata internazionale dell'operaia, in
ricordo delle donne che sfilarono nel 1917 contro la
tirannia zarista.
In Italia:
oltre al tentativo del 1° maggio 1913, ce ne fu un
altro il 12 marzo del 1922, ma la cosa finì lì perché
il ventennio fascista stava per cominciare. Dal 1945
la ricorrenza è entrata nel calendario e nella
tradizione grazie all'iniziativa dell'UDI, Unione
donne italiane, che l'8 marzo si radunarono al liceo
Visconti di Roma insieme alle cattoliche del Centro
italiano femminile (CIF), alle vedove, alle
partigiane e alle sindacaliste.
Tutte insieme le donne
approvarono una Carta della Donna nella quale
si chiedeva la parità con l'uomo. Dal 1946, la
ricorrenza fu festeggiata tutti gli anni, in tutta
Italia e nel mondo che riconosce, o dice di
riconoscere, i diritti delle donne. Nel 1997 l’UNESCO
ha proclamato l’8 MARZO GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA
DONNA.
Mimosa:
fiore sovversivo, simbolo di resurrezione e di vittoria.
In una
riunione preparatoria alla prima giornata della donna
del dopoguerra, qualcuno pensò di mettere all'occhiello un
fiore che caratterizzasse proprio quella giornata. La
mimosa fu scelta (sembra) da Teresa Mattei, una partigiana
proto-femminista che di lì ad un anno sarebbe diventata la
più giovane (25 anni) delle 21 donne entrate
nell'Assemblea Costituente. Teresa ha ricordato così quel
momento: “Luigi Longo, che era sottosegretario del partito
e che si occupava delle donne, mi disse: -Facciamo come in
Francia dove l'8 marzo offrono mughetti e violette alle
compagne-. Pensando che in certi posti in Italia di
mughetti e violette non se ne trovavano proprio, proposi
la mimosa, fiore povero reperibile dappertutto. Anche se
le socialiste storsero il naso, perché avrebbero preferito
l'orchidea. Per anni la mimosa è stata considerata un
fiore sovversivo e chi la diffondeva era passibile
d’arresto”.
Alcuni
dati sulla violenza alle donne
Secondo i dati ISTAT nel 2015 il
35% delle donne nel mondo ha subito una violenza.
La matrice della
violenza contro le donne può essere rintracciata ancor
oggi nella disuguaglianza dei rapporti tra uomini e
donne.
E la stessa dichiarazione adottata dall'Assemblea
Generale Onu parla di violenza contro le donne come di
"uno dei
meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le
donne sono costrette in una posizione subordinata
rispetto agli uomini".
LA
VIOLENZA CONTRO LE DONNE DENTRO E FUORI LA FAMIGLIA:
miglioamenti e peggioramenti
(dati ISTAT 2014)
La
violenza contro le donne è fenomeno ampio e diffuso. 6
milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della
propria vita una qualche forma di violenza fisica o
sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il
20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale,
il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e
tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subìto
stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri. Le donne
straniere hanno subìto violenza fisica o sessuale in
misura simile alle italiane nel corso della vita Il 62,7%
degli stupri è commesso da un partner attuale o
precedente. Gli sconosciuti sono nella maggior parte dei
casi autori di molestie sessuali (76,8%). Il 10,6% delle
donne ha subìto violenze sessuali prima dei 16 anni.
Considerando il totale delle violenze subìte da donne con
figli, aumenta la percentuale dei figli che hanno
assistito ad episodi di violenza sulla propria madre Le
donne separate o divorziate hanno subìto violenze fisiche
o sessuali in misura maggiore rispetto alle altre (51,4%
contro 31,5%). Critica anche la situazione delle donne con
problemi di salute o disabilità: ha subìto violenze
fisiche o sessuali il 36% di chi è in cattive condizioni
di salute e di chi ha limitazioni gravi. Il rischio di
subire stupri o tentati stupri è doppio Emergono
importanti segnali di miglioramento rispetto
all’indagine precedente: negli ultimi 5 anni le violenze
fisiche o sessuali sono passate dal 13,3% all’11,3%,
rispetto ai 5 anni precedenti il 2006. Ciò è frutto di
una maggiore informazione, del lavoro sul campo ma
soprattutto di una migliore capacità delle donne di
prevenire e combattere il fenomeno e di un clima sociale
di maggiore condanna della violenza. E’ in calo sia
la violenza fisica sia la sessuale, dai partner e ex
partner (dal 5,1% al 4% la fisica, dal 2,8% al 2% la
sessuale) come dai non partner (dal 9% al 7,7%). Il
calo è particolarmente accentuato per le studentesse,
che passano dal 17,1% all’11,9% nel caso di ex partner,
dal 5,3% al 2,4% da partner attuale e dal 26,5% al 22% da
non partner. In forte calo anche la violenza
psicologica dal partner attuale (dal 42,3% al 26,4%),
soprattutto se non affiancata da violenza fisica e
sessuale. Alla maggiore capacità delle donne di
uscire dalle relazioni violente o di prevenirle si
affianca anche una maggiore consapevolezza. Più spesso
considerano la violenza subìta un reato (dal 14,3% al
29,6% per la violenza da partner) e la denunciano di
più alle forze dell’ordine (dal 6,7% all’11,8%). Più
spesso ne parlano con qualcuno (dal 67,8% al 75,9%) e
cercano aiuto presso i servizi specializzati, centri
antiviolenza, sportelli (dal 2,4% al 4,9%). La stessa
situazione si riscontra per le violenze da parte dei non
partner. Rispetto al 2006, le vittime sono più
soddisfatte del lavoro delle forze dell’ordine. Per le
violenze da partner o ex, le donne molto soddisfatte
passano dal 9,9% al 28,5%. Si segnalano però anche
elementi negativi. Non si intacca lo zoccolo duro della
violenza, gli stupri e i tentati stupri (1,2% sia per
il 2006 sia per il 2014). Le violenze sono più gravi:
aumentano quelle che hanno causato ferite (dal
26,3% al 40,2% da partner) e il numero di donne che
hanno temuto per la propria vita (dal 18,8% del 2006
al 34,5% del 2014). Anche le violenze da parte dei non
partner sono più gravi. 3 milioni 466 mila donne hanno
subìto stalking nel corso della vita, il 16,1%
delle donne. Di queste, 1 milione 524 mila l’ha subìto
dall’ex partner, 2 milioni 229 mila da persone diverse
dall’ex partner. Il fenomeno della violenza sulle donne
continua ad essere grave e diffuso. Le donne
subiscono anche molte minacce (12,3%). Spesso sono
spintonate o strattonate (11,5%), sono oggetto di
schiaffi, calci, pugni e morsi (7,3%) o colpite con
oggetti che possono fare male. Meno frequenti le forme più
gravi come il tentato strangolamento, l’ustione, il
soffocamento e la minaccia o l’uso di armi. Tra le donne
che hanno subìto violenze sessuali, le più diffuse sono
quelle fisiche (15,6%), i rapporti indesiderati vissuti
come violenze (4,7%), gli stupri (3%) e i tentati stupri
(3,5%). Ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o
ex partner il 13,6% delle donne (2 milioni 800 mila), in
particolare il 5,2% (855 mila) da partner attuale e il
18,9% (2 milioni 44 mila) dall’ex partner. La maggior
parte delle donne che avevano un partner violento in
passato, lo hanno lasciato proprio a causa delle violenza
subita (68,6%). In particolare, per il 41,7% è stata la
causa principale per interrompere la relazione, per il
26,8% è stato un elemento importante della decisione.
FEMMINICIDI: in 10 anni
(2004-2014)sono state uccise 1157 DONNE da mariti,
fidanzati, spasimanti...
ilgeniodelledonne40
in
redazione: Carla Grementieri
27
gennaio
2016: IL GIORNO DELLA MEMORIA
ILSE
HERLINGHER WEBER,
poeta, scrittrice,
musicista, donna che amava i bambini tanto che scelse
di morire con loro ad Auschwitz
ILSE HERLINGHER WEBER è nata, nella
attuale Repubblica Ceca a Witkowitz nel 1903, da una
famiglia ebrea di lingua tedesca. Fin da piccola amava
la lettura e la musica dilettandosi a suonare la
chitarra, il liuto e la balalaika e a scrivere poesie
e fiabe per bambini fin da giovanissima; pubblica i
primi scritti a 22 anni, entrando così a far parte del
variegato mondo intellettuale ceco. Il suo libro più
popolare è stato comunque "Mendel Rosenbusch: Racconti
per i bambini ebrei" (1929). Il personaggio del
titolo, un uomo anziano e gentile, riceve
misteriosamente una moneta magica che gli permette di
diventare invisibile a volontà e di usare questo
potere per compiere buone azioni per i suoi vicini.
Arguzia e umorismo rendono queste storie accattivanti
per tutte le età. A 27 anni, Ilse si trasferisce a
Praga dove sposa Willi Weber da cui avrà due figli
maschi, Hanuš e Tomáš.
A seguito dell’occupazione nazista del
1939, decide di mettere in salvo il figlio maggiore
Hanuš di soli 8 anni, presso un’amica. Il piccolo
Weber era riuscito a partire insieme ad altri seicento
bambini ebrei, sottratti ai nazisti grazie
all’attività di salvataggio di un agente di borsa
inglese, Nicolas George Winton, e spediti in treno
nell’unico paese europeo che accettava di accoglierli,
l’Inghilterra, dove fu poi affidato a Lilian von
Löwenadler, cara amica di Ilse e figlia di un
diplomatico svedese, che avrebbe successivamente
affidato il bambino alla madre Gertrud che viveva in
Svezia.
Nel'40 Ilse, autrice affermata di
letteratura per bambini e programmi radiofonici (fiabe
trasmesse alla radio), assieme al marito e al figlio
più piccolo Tomáš, fu rinchiusa nel ghetto di Praga e
successivamente, nel febbraio del '42, deportata a
Terezin (Theresienstadt) "il ghetto modello" da cui
partivano i trasporti per Auschwitz, dove gli ebrei
venivano sterminati. A Terezin Ilse fece l’infermiera
‘nell’ospedale’ dei bambini, creando per loro e per
gli altri prigionieri poesie e canzoni che
accompagnava suonando il liuto e la chitarra. Una sua
poesia suscitò violente reazioni da parte delle SS,
senza fortunatamente che Ilse ne fosse individuata
come autrice. Un’altra, 'Lettera al mio bambino',
indirizzata al figlio lontano, fu tradotta e
pubblicata nel 1945 in Svezia e Hanuš poté così
leggerla. Ilse Weber lavorava come infermiera per i
bambini del campo, facendo tutto il possibile per i
piccoli pazienti senza l'aiuto di medicine che erano
proibite ai prigionieri ebrei. Ha scritto circa 60
poesie-canzoni- ninne nanne durante la sua permanenza
a Terezin e per alcune di queste ha scritto anche la
musica. Quegli scritti sono ora diventati patrimonio
comune dell’umanità. Erano parole di conforto e di
speranza per i detenuti che le imparavano a memoria e
vi si aggrappavano; luce nel buio profondo di quel
Lager che la storia ricorderà come il Lager dei
bambini. Sono ninne nanne, filastrocche, poesie,
canzoni, nate nelle notti insonni che Ilse passava in
infermeria accanto ai piccoli malati, dopo le lunghe
giornate trascorse ad accudirli con lo stesso amore
che avrebbero avuto le loro madri. Molte delle sue
composizioni, cariche di struggente nostalgia, sono
dedicate a Hanuš; altre ai bambini di Theresienstadt;
altre ancora ci raccontano ciò che provava, vedeva e
viveva all’interno di quell'inferno quotidiano. Nel
1944, il marito fu per primo deportato ad Auschwitz
dove riuscì a sopravvivere ma poco prima di partire
era riuscito a seppellire sotto terra, in tutta
fretta, nel capanno degli attrezzi, le poesie e le
canzoni che la moglie aveva composto nei due anni di
permanenza a Terezin.
Poco dopo anche Ilse e Tomáš furono
inseriti in un "trasporto all’Est". Sembra che Ilse
abbia scelto volontariamente la deportazione per non
abbandonare i quindici bambini a lei affidati. Così ai
primi di ottobre del '44, un gruppo di internati del
campo di concentramento di Terezin ricevette l’ordine
di salire su un convoglio destinato ad Auschwitz. Fra
questi vi era anche ILSE WEBER, una donna meravigliosa
e coraggiosa, una scrittrice, poeta, musicista, una
ebrea di lingua tedesca, insieme a suo figlio Tomáš e
ad altri quindici bambini malati dei quali si prendeva
cura giorno e notte. Una volta giunti a destinazione
Ilse, il figlio e i 'suoi bambini', furono subito
mandati alle camere a gas. Al capolinea del treno Ilse
fu riconosciuta da un detenuto che era stato deportato
con lei a Terezin; lui la vide che cercava di
consolare i suoi bambini messi in fila davanti alle
docce e le si avvicinò, mentre le sentinelle erano
lontane. Ilse chiese: “È vero che possiamo fare la
doccia dopo il viaggio?”. Egli non volle mentirle e
rispose: ”No, questa non è una doccia, è una camera a
gas. Ti ho spesso sentito cantare nell’infermeria.
Entra con i bambini il più in fretta possibile e
cantando siediti con i bambini per terra e continua a
cantare. Canta con loro ciò che hai sempre cantato.
Così inalerete il gas più velocemente, altrimenti
verrete calpestati e uccisi dagli altri quando
scoppierà il panico”.
La canzone che cantò insieme a suo
figlio e agli altri
bambini quel 6 ottobre 1944 entrando nelle docce di
Auschwitz fu una sua ninna nanna: “Wiegala”. Da quel
giorno, questa ninna nanna fu cantata da altri bambini
prima di entrare nelle camere a gas di Auschwitz e
rimase nella memoria dei sopravvissuti come simbolo
del massacro degli innocenti.
Tornato a Praga
dopo la guerra, il marito Willi andò a riprendere gli
scritti che aveva sepolto e riprese con sé il figlio,
che era vissuto in Svezia affidato alla madre di
Lilian. Il ricongiungimento fu problematico perché il
ragazzo, dopo quei sei anni di lontananza, rifiutava
di parlare con il padre su quanto era avvenuto durante
la Shoah. Nel 1968, dopo l’invasione della
Cecoslovacchia da parte dei Russi, divenuto
giornalista e legato alla primavera praghese, Hanuš
fuggì in Svezia dove si stabilì definitivamente.
Lentamente, alla rimozione dei suoi primi anni, si
sostituì il desiderio di ricostruire la sua storia.
Nel 1974, il padre Willi che si preparava a
raggiungere la Svezia per collaborare col figlio ad un
film sui campi di concentramento, morì improvvisamente
d’infarto. Hanuš Weber oggi vive a Stoccolma e suo
figlio, nato nel 1977, si chiama Tomáš in onore del
fratello minore, ucciso con la madre ad Auschwitz.
Per chi vuole
approfondire questa figura di donna eccezionale può
leggere il libro 'Quando finirà la sofferenza? Lettere
e poesie da Theresienstadt,' di Ilse Weber (Lindau,
pp. 292, euro 24,50), frutto di due ritrovamenti: il
primo del 1945, quando il marito di Ilse, tornato da
Auschwitz, riportò alla luce da dove le aveva sepolte,
una cinquantina di poesie composte nel campo dalla
moglie Ilse, assassinata insieme al figlio Tomáš. Il
secondo è del 1977, ed è il ritrovamento delle lettere
scritte da Ilse alla sua più cara amica, Lilian von
Löwenadler, a cui nel 1939 aveva affidato il primo
figlio, Hanuš, per sottrarlo ai nazisti. Se la storia
dei Weber è in sé una storia straordinaria, le poesie
composte nel campo da Ilse sono di una struggente
bellezza, mentre le sue lettere a Lilian, che vanno
dal 1933 al 1944, cioè fino alla deportazione a
Auschwitz, sono un eccezionale e vivissimo ritratto,
oltre che della sua vita, dei suoi affetti e della sua
arte, anche del suo paese, la Cecoslovacchia, man mano
che l’ombra dell’antisemitismo e di Hitler si faceva
drammaticamente più vicina. Dopo la partenza del
figlio, nel 1939, la maggior parte delle lettere è
indirizzata al bambino, che Ilse cerca di seguire a
distanza, della cui educazione si preoccupa, di cui
lamenta la pigrizia nello scrivere, di cui sollecita
il mantenimento dell’appartenenza ebraica. Le ultime
lettere sono da Tterezin, dove Ilse fa ancora in
tempo, prima della deportazione, a piangere la morte
dell’amica Lilian in una lettera alla madre Gertrud.
Le canzoni di Ilse Weber sono state spesso registrate,
particolarmente quella intitolata "Lullaby";
eccellente la registrazione del mezzosoprano Anne
Sofie von Otter e di Christian Gerhaher (2007). Nel
2008, la casa editrice Carl Hanser Verlag ha fatto
uscire una raccolta di lettere e poesie di Ilse dal
titolo: 'Wann wohl das Leid' curate dalla storica
tedesca Ulrike Migdal. Anche Hanuš Weber ha poi
scritto un libro sulla vita della madre e ha
partecipato a vari programmi culturali per
commemorarla. In Italia, in questi giorni, il 30
gennaio 2016 al Teatro Comunale di Piacenza, debutterà
la ‘Pavel Zalud Orchestra’ con in programma
“Wiegenlied, ninnananna per l’ultima notte a Terezin.”con
le musiche di Ilse Weber. I componenti l’orchestra
suoneranno con gli antichi strumenti originali (poi
restaurati), ritrovati a Terezin da Matteo Corradini,
scrittore, ebraista ed esperto in didattica della
memoria, che ha fondato anche la ‘Pavel Zalud
Orchestra’ col nome dell’artigiano che produceva
strumenti musicali per bande militari e di paese a
Terezin.
Due testi di
Ilse Weber:
Wiegala
Fai ninna, fai
nanna, mio bimbo, lo sento risuona la lira al soffiare
del vento, nel verde canneto risponde l'assolo del
canto dolce dell'usignolo. Fai ninna, fai nanna, mio
bimbo, lo sento risuona la lira al soffio del vento.
Fai ninna, fai nanna, gioia materna, la luna come una
grande lanterna, sospesa in alto nel cielo profondo
volge il suo sguardo dovunque nel mondo. Fai ninna,
fai nanna gioia materna, la luna è come una grande
lanterna. Fai ninna, fai nanna, sereno riposa dovunque
la notte si fa silenziosa! Tutto è quieto, non c'è più
rumore, mio dolce bambino, per farti dormire. Fai
ninna, fai nanna, sereno riposa dovunque la notte si
fa silenziosa!
Wiegala, wiegala,
weier, der Wind spielt auf der Leier, er spielt so süß
im grünen Ried, die Nachtigall, die singt ihr Lied.
Wiegala, wiegala, weier, der Wind spielt auf der Leier.
Wiegala, wiegala, werne, der Mond ist die Laterne, er
steht am dunklen Himmelszelt und schaut hernieder auf
die Welt. Wiegala, wiegala, werne, der Mond ist die
Laterne, Wiegala, wiegala, wille, wie ist die Welt so
stille! Es stört kein Laut die süße Ruh, schlaf mein
Kindchen, schlaf auch du. Wiegala, wiegala, wille, wie
ist die Welt so stille!
Theresienstadt
Io vado errando
per Theresienstadt, col cuore pesante come piombo.
Fino a quando il mio cammino si interrompe Proprio ai
piedi del bastione. Là rimango nei pressi del ponte E
guardo verso la vallata: vorrei tanto andare lontano,
e ritornare a casa mia! Casa mia! -- che meravigliosa
parola, che tanto mi pesa sul cuore. La casa, me
l'hanno tolta E ormai non ne ho più nessuna. Io vado
errando rassegnata e triste, oh, quanto tutto questo
mi pesa: Theresienstadt, Theresienstadt quando il
nostro soffrire terminerà, quando riavremo la libertà?
(Traduzione
italiana di Ferdinando Albeggiani)
Ich wandre durch
Theresienstadt, das Herz so schwer wie Blei. Bis jäh
meine Weg ein Ende hat, dort knapp an der Bastei. Dort
bleib ich auf der Brücke stehn und schau ins Tal
hinaus: ich möcht so gerne weiter gehn, ich möcht so
gern nach Haus! Nach Haus! -- du wunderbares Wort, du
machst das Herz mir schwer. Man nahm mir mein Zuhause
fort, nun hab ich keines mehr. Ich wende mich betrübt
und matt, so schwer wird mir dabei: Theresienstadt,
Theresienstadt, wann wohl das Leid ein Ende hat, wann
sind wir wieder frei?
Alcuni
dati:
50.000 furono
gli ebrei adulti deportati a Terezin e 15.000 furono i
bambini e neonati . Si organizzò per i piccoli una
scuola clandestina, dove i bambini potevano disegnare,
scrivere e persino recitare. Dopo la guerra ne
ritornarono solo un centinaio di cui nessuno aveva
meno di quattordici anni. Questi bambini ci hanno
lasciato in eredità circa 4.000 disegni e 60 poesie
conservate nel Museo Ebraico di Praga, a testimonianza
di ciò che vivevano ogni giorno all’interno del Lager.
Il 27 Gennaio di
ogni anno si celebra la “Giornata della Memoria”, una
giornata che ricorda quel 27 gennaio del'45 in cui le
truppe dell'Armata Rossa oltrepassarono per la prima
volta i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz
ponendo fine all’orrore perpetrato dai nazisti con il
genocidio di sei milioni di persone per la stragrande
maggioranza ebrei ma anche neri, oppositori politici,
asociali, gay, lesbiche,rom diversamente abili,
testimoni di Geova. I numeri dell'OLOCAUSTO: 6 milioni
di ebrei deportati e sterminati; 90% dei morti era
ebreo, il resto rom, gay, oppositori; 4 milioni di
uomini, donne e bambini torturati; 5951 italiani
deportati ad Auschwitz solo 356 uscirono vivi ; 7650
persone trovate ad Auschwitz il 27 gennaio 1945; 7
tonnellate di capelli di uomini, donne e bambini
uccisi ad Auschwitz; 3 mila SS di stanza nel lager; 4
camere a gas e 46 forni dove venivano bruciati 22 mila
corpi al giorno. Le vittime della Shoah in Italia
furono in totale 6806: di cui arrestate dai tedeschi
2444, arrestate dagli Italiani 1951, arrestate da
tedeschi e italiani assieme 322 , dato ignoto 2079.
ilgeniodelledonne39
in
redazione: Carla Grementieri
25
novembre
2015
Perché 25 novembre,
giornata
internazionale contro la violenza sulle donne?
Il 25 novembre 1960, su una
strada di montagna della Repubblica Domenicana, furono
violentate e assassinate Mate, Minerva e Patria, le
sorelle Mirabal, impegnate nella lotta di liberazione
contro la dittatura del generale Rafael Trujillo. Il
brutale assassinio provocò una pr ofonda
emozione nella nazione e favorì il rafforzarsi del
movimento contro la dittatura che di lì ad un anno fu
sconfitta. Le tre sorelle,
soprannominate Inolvidables Mariposas (Farfalle
Indimenticabili), sono diventate il simbolo della
lotta alla violenza contro le donne. La data del 25
novembre, dedicata alla giornata Internazionale della
violenza contro le donne, fu stabilita nel corso del
primo Ecuentro Feminista de Latinoamérica el Caribe,
Bogotà, luglio 1981.
FEMMINICIDIO
Donna
Il rosso accende l'erba
della notte
che cresce nei campi della
violenza
inseguendo frammenti del
passato
intrisi di possesso e
gelosia
Donna
Ti senti annullare in cerchi
frantumati
quando il fuoco accende il
ventre
Occhi grandi e profondi
trascinati dalla seduzione
Donna
Nell’angolo della fantasia
che cancella la memoria
il vuoto segue la vita e la
morte
O si grida O si bisbiglia O
si tace
Donna
La paura diventa una due
mille paure
Più la provi Più la meriti
Più la vuoi
Una volta vittima sei per
sempre vittima
Donna
Chiusa nella gabbia del
presente
Prigioniera di un tempo
inesorabile
che brucia le vene delle
verità
Donna
Si uccide la memoria del
futuro
I battiti del tempo
rimbombano
nell’immagine che diviene
frammento
Donna
E così si scrivono sui
taccuini
le note del finto amore
con le tracce delle donne
scomparse
25.11.2014 © Carla
Grementieri - Tutti i diritti riservati
In Italia nel
2014 le donne uccise per mano di un uomo sono state
152 (quasi una ogni 2 giorni). Assassinate da mariti,
fidanzati, ex, spasimanti... Ma anche vittime di
rapinatori o di uomini semplicemente violenti, anche
per motivi futili. Storie sempre più terrificanti,
storie infinite di femminicidi, perché in questo
nostro Paese attanagliato dalla crisi e dalla legge
di stabilità, dalla politica da quattro soldi e dalla
‘spazzatura’ televisiva, dalle poco efficaci leggi
contro il femminicidio e da soli vuoti proclami,
tutto rimane invariato per quanto riguarda la violenza
sulle donne. Tutto conta, tutto è importante, meno che
il rispetto per le donne, i diritti delle donne anche
se costituiamo oltre il 50% della popolazione...
Dati terribili:
152 donne le donne uccise nel 2014;
nel 75% le donne
vengono uccise all’interno di un contesto familiare;
2.500 femminicidi in 12 anni (2000-2014); nel 49% dei
casi da un partner possessivo. Ben oltre 150
femminicidi all'anno dunque, un vero e proprio
bollettino di guerra che dobbiamo aggiornare
quotidianamente. E a parte gli omicidi, nel nostro
Paese ogni anno si contano 14 milioni di episodi di
violenza contro le donne, un dato senz'altro
sottostimato. In più soltanto il 7 % delle donne
denuncia gli autori di questa violenza e l’omertà di
questo silenzio viene a costare alla collettività più
o meno quanto tre manovre finanziarie.
Il flusso continuo del sangue delle donne uccise dalla
violenza degli uomini ci deve far riflettere tutti e
tutte (non solo in occasione del 25 novembre). Bisogna
cercare di rompere quella cortina di indifferenza che
come una fitta nebbia sta coprendo “la violenza sulle
donne”, diventata problema fondamentale per
l’intera società; argomento che deve essere portato
all’ordine del giorno da tutte le Istituzioni.
Centinaia e centinaia di manifestazioni ed eventi
messi in calendario per la ricorrenza del 25
novembre, in ogni parte d'Italia, ci chiamano a gran
voce,Donne
e Uomini insieme, ad essere attivi, a partecipare, a
sensibilizzare contro la violenza sulle donne…
Tutte
e tutti insieme per cercare di cambiare gli stereotipi
femminili e maschili con l’educazione al rispetto e
alla considerazione delle donne nelle scuole di
ogni ordine e grado, riguardando e cambiando anche
i programmi perché (per es.) la storia delle donne è
ampiamente ignorata. Bisogna creare una fitta rete di
solidarietà e sostegno concreto per le tante donne
maltrattate, abusate, violentate che hanno la forza di
dire basta e di sensibilizzare invece quelle donne
che non si rendono neanche conto di subire violenza!
Dobbiamo cercare di rompere e cambiare quel modello
culturale squilibrato, maschilista (come è d’altronde
la nostra lingua italiana), misogino e arcaico che
attanaglia ancora oggi la nostra società che è ben
lungi da offrire Pari Opportunità a donne e uomini.
A tutto questo diciamo basta!
Vogliamo un vero rinnovamento, una politica seria che
si occupi delle donne, della loro 'dispari
opportunità' e della violenza che si abbatte e
quotidianamente su di loro!
L' associazione socio-culturale
voceDonna
è stata fondata l'8 marzo 2003 da un gruppo di donne
di Castrocaro Terme e Terra del Sole che avevano
giocato a pallavolo nel "6 di Picche", la prima
squadra femminile del paese, fondata nel 1968.
voceDonna, in
questi dodici anni ha operato, secondo le sue
finalità, per:
-
Dar voce alla
dignità e ai diritti della persona, specie quelli
delle donne e dei bambini per raggiungere una pari
opportunità.
-
Sostenere la
lotta contro ogni forma di violenza psicologica,
economica, fisica e sessuale sulle donne
organizzando incontri, seminari, manifestazioni.
Incentivare la
solidarietà tra persone e popoli
con attività educative e formative organizzando
corsi gratuiti d'italiano per donne migranti e con
manifestazioni, mostre, concorsi e spettacoli con
donne di diversa cultura per uno scambio e una
valorizzazione dei saperi.
-
Far conoscere 'la
storia delle donne' e 'le donne nella storia' con
ricerche, pubblicazioni, rubriche, incontri,
spettacoli.
ilgeniodelleDonne,
voceDonnainpoesia, |